La fantastica storia di Sir Richard Branson - seconda parte

Richard Branson
Autore: 
Davide Venturi
Giovedì, Marzo 17, 2016
Continua a leggere la straordinaria testimonianza di Richard Branson, il creatore del colosso Virgin, che all’ultima edizione del World Business Forum ha raccontato la sua storia fuori dall’ordinario e illustrato i principi fondamentali sui quali ha costruito il suo successo

Richard Branson, imprenditore visionario creatore del marchio Virgin che identifica un impero da 8 miliardi di dollari, lo scorso novembre è salito sul palco dell’edizione italiana del World Business Forum per raccontare la sua storia fuori dall’ordinario e illustrare i pilastri sui quali ha costruito il suo successo. Se non hai letto la prima parte, leggila ora.

Scegliere le persone giuste

Sulla cruciale questione selezione e motivazione delle risorse umane, l’imprenditore britannico ha chiarito che alla Virgin cercano innanzitutto di individuare le persone adatte, quindi si affidano a manager che fungono da fantastici motivatori, capaci di far sbocciare le persone, di perdonare l’errore e lodare. Si affidano a leader che amano l’azienda in cui lavorano, persone speciali che costruiscono qualcosa. Per selezionare il personale, e in seguito verificarne il lavoro svolto – altro aspetto cruciale per il buon funzionamento e la redditività di qualsiasi impresa – ricorrono anche a modi non convenzionali come giochi, scherzi e prove particolari. E la formazione, ha aggiunto, gioca un ruolo altrettanto fondamentale, così come la capacità di soddisfare le persone – a partire dai propri dipendenti, compresi gli addetti alle pulizie – cercando sempre di andare oltre le aspettative. Tutto ciò si traduce in motivazione e passione che, unite alla preparazione, fanno la differenza e consentono ai vertici aziendali di delegare con fiducia, un aspetto, questo, di vitale importanza per il successo di qualsiasi business. Dalle parole pronunciate da Branson è emerso il grande valore che attribuisce al fattore umano, la vera chiave del successo per qualsiasi impresa. Per questa ragione, alla Virgin le persone vengono ascoltate, la comunicazione è fluida e mai unilaterale.

Branson ha quindi confessato di essere dislessico – ci sono sospetti fondati che lo fossero anche Einstein e Leonardo da Vinci, tanto per intenderci – e di aver imparato molto da persone migliori di lui, sottolineando, da autentico leader, quanto sia importante circondarsi di persone straordinarie perché da soli non è possibile costruire e far funzionare bene una grande realtà aziendale. Ha definito la vita una straordinaria università nella quale non si finisce mai di imparare, tessendo le lodi delle tante persone speciali che lavorano con lui.

 

Richard Branson con istruttori

 

Imparare a volare alto

Il businessman londinese ha raccontato che quando decise di realizzare la sua compagnia aerea denominandola Virgin Atlantic, all’età di 27 anni, non sapeva niente di questo settore. Addirittura non aveva mai volato e nessuno conosceva il brand Virgin che grazie a questa svolta – e non è un gioco di parole – è letteralmente decollato. Un successo frutto delle grandi innovazioni introdotte nell’erogazione del servizio e nella comunicazione, attuando iniziative non convenzionali per conferire unicità e notorietà al neonato marchio, addirittura sfidando, facendo ricorso alla pubblicità comparativa, un’istituzione del settore come British Airways. Branson ha spiegato che l’unico modo per sopravvivere alla concorrenza dei colossi è essere migliori e più flessibili, muoversi più rapidamente, innovare, curare i particolari, addirittura sorprendere i clienti e i concorrenti. Virgin Atlantic ha introdotto nuovi servizi a bordo per rendere il volo memorabile, trasformandolo in un’esperienza che si desidera ripetere. Lo ha fatto curando anche i piccoli dettagli che fanno la differenza, ascoltando i passeggeri e l’equipaggio, rendendosi ad esempio conto che costringere le hostess a indossare audaci scarpe rosse con il tacco, molto eleganti ma terribilmente scomode, penalizzava il loro buon umore e, di conseguenza, la loro disponibilità e la loro gentilezza nei confronti dei passeggeri. Da qui l’introduzione di calzature comode che hanno moltiplicato i sorrisi.

L’ingresso nel settore del trasporto aereo, una sfida a dir poco ardua, ha generato nello staff di Branson una grande preoccupazione, addirittura il timore della bancarotta. Che cosa ha fatto lui? Ha rassicurato tutti, garantendo che se le cose fossero andate per il verso sbagliato nessun collaboratore ne avrebbero pagato le conseguenze. Il successo è arrivato velocemente e dopo appena un anno di attività in questo nuovo e difficile business tutti erano entusiasti e motivati.

Per quanto concerne invece l’ingresso nel settore fitness con il brand Virgin Active, Branson ha spiegato che tutto è cominciato dall’analisi del mercato italiano dei club dalla quale hanno capito che sarebbero stati in grado di portare innovazione anche in questo campo, facendo meglio di molti operatori già presenti. Oggi i centri Virgin Active dislocati sul territorio italiano oggi sono 33, un numero destinato a crescere ulteriormente.

Un messaggio a tutti gli imprenditori

Da leader di razza, Sir Richard Branson ha concluso il suo intervento lanciando un messaggio forte ai tanti imprenditori presenti: chi fa business è oggi chiamato a giocare un ruolo importante nell’affrontare i problemi che affliggono il mondo, mettendo in campo le proprie capacità, in molti casi straordinarie. E per conferire ulteriore credibilità a questo appello, ha ricordato il suo impegno in diversi campi: dal dialogo con i governi per incoraggiare l’adozione di carburanti puliti per gli aerei – Virgin ha tre compagnie – all’impegno per ridurre le disparità e dare una chance di vita migliore a tutti, partire dai bambini, riferendosi all’organizzazione benefica Change for Children della Virgin Atlantic Foundation.

Si è quindi congedato con una pillola di autentico ottimismo, dicendo che il mondo, oggi, è molto meglio di quando nacque lui nel 1950, ricordando che suo padre e suo nonno hanno fatto la guerra e che l’Unione Europe rappresenta un grande passo avanti verso la pace. Trasformare l’ottimismo in una realtà migliore è compito di tutti, a cominciare da chi fa business.

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