Il nuovo rapporto OMS/OCSE sulla sedentarietà nell’Unione Europea

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A cura della Redazione
Martedì, Marzo 7, 2023
Il documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico spiega come si potrebbero prevenire migliaia di decessi prematuri e ridurre i costi della spesa sanitaria semplicemente aumentando i livelli di attività fisica.

Intitolato “Step up! Tackling the burden of insufficient physical activity in Europe”, letteralmente “Fatti avanti! Affrontare il peso dell'insufficiente attività fisica in Europa”, il rapporto pubblicato lo scorso febbraio dall’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), con il supporto economico dell’Unione Europea (UE), spiega come si potrebbero prevenire migliaia di decessi prematuri e ridurre i costi della spesa sanitaria aumentando i livelli di attività fisica fino a raggiungere quelli raccomandati dall’OMS.

Nei Paesi dell’Unione Europea, la sedentarietà è un problema di grandi proporzioni: l’ultima indagine dell’Eurobarometro svela che il 45% del campione sondato ha dichiarato di non praticare mai esercizio fisico o sport e una persona su tre non raggiunge livelli insufficienti di attività fisica. Si stima che questo comportamento contribuisca all’insorgenza di milioni di casi di malattie croniche non trasmissibili (sinteticamente MCNT), che hanno una grave ricaduta sia sulla salute delle persone, sia sui sistemi sanitari.

Il rapporto OMS/OCSE afferma che se la popolazione dell’UE svolgesse una quantità di attività fisica pari ai livelli minimi raccomandati, si potrebbero prevenire, entro il 2050, più di 10.000 morti premature ogni anno e 11,5 milioni di nuovi casi di MCNT, tra i quali 3,8 milioni di casi di malattie cardiovascolari, 3,5 milioni di casi di depressione, quasi 1 milione di casi di diabete di tipo 2 e più di 400.000 casi di diverse forme di neoplasie. Se le persone svolgessero 300 minuti di attività fisica alla settimana, si preverrebbero altri 16 milioni di casi di MCNT.

 

  

 

Assumere e mantenere uno stile di vita sano, dunque fisicamente attivo, non è facile perché significa attuare un cambiamento comportamentale e sviluppare un’abitudine, ma le soluzioni per accrescere i livelli di attività fisica in tutti i gruppi di popolazione esistono. Quali?  Programmi specifici nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nel sistema sanitario, politiche per facilitare l’accesso alle strutture sportive, politiche di progettazione urbana, ambiente e dei trasporti, nonché interventi inerenti comunicazione e informazione. Politiche di questo tipo avrebbero un impatto positivo sulla spesa sanitaria, consentendo agli Stati Membri dell’UE di risparmiare, in media, lo 0,6% del loro budget complessivo per l’assistenza sanitaria.

Il Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute (CNAPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è impegnato in molteplici attività a supporto sia del monitoraggio dei livelli di attività fisica (tramite sistemi di sorveglianza specifici per diverse fasce d’età di popolazione), sia della promozione di uno stile di vita attivo secondo un’ottica intersettoriale e multistakeholder, in linea con la strategia italiana di prevenzione e promozione della salute. Tra gli ultimi progetti realizzati figura ad esempio il progetto CCM 2019 “Sostegno alle attività di counselling da parte dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta per sensibilizzare e motivare sui vantaggi dell’attività fisica regolare in raccordo con l’offerta del territorio” (sinteticamente SMOVAtt), volto a fornire elementi teorico-metodologici e strumenti a supporto dei professionisti del territorio che si occupano di promozione dell’attività fisica.

 

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