Il villaggio del fitness

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Il Fit Village di Reggio Emilia compie 30 anni: siamo tornati a visitarlo per chiedere ai titolari Ivana Guidetti e Luca Superchi come si è evoluto

A Reggio Emilia è un’istituzione nell’ambito dello sport e del fitness, un punto di riferimento per migliaia di frequentatori tra i quali figurano gli atleti delle società sportive professionistiche della città emiliana, dalla Reggiana Calcio alla Pallacanestro Reggiana, dal Rugby Reggio agli Hogs del Football Americano, solo per citarne alcune.

È questo il biglietto da visita del Fit Village, club polifunzionale di grandi dimensioni in cui il fitness, lo sport e il piacere di dedicarsi a tutto ciò che è “sano” – nell’accezione più ampia del termine – animano una struttura imponente in cui si respira un’atmosfera davvero speciale. Ma per cogliere sino in fondo l’anima di questo storico e blasonato club bisogna conoscerne i titolari, ovvero Ivana Guidetti e il marito Luca Superchi (nella foto) che, animati da un’innata passione per lo sport e il fitness, da trent’anni sono al timone di una realtà che, partendo da uno scantinato, occupa oggi una superficie di diecimila metri quadrati – cinquemila dei quali coperti – in cui c’è spazio, è proprio il caso di dirlo, per numerose attività fitness (anche in acqua), tennis, calcetto, basket, beach volley e persino boot camp e paintball.

Professionalità e passione

La storia del Fit Village incomincia nel settembre 1982 e a trent’anni di distanza la passione di Ivana e Luca è sempre la stessa. È il loro sorriso sincero a darmi un caloroso benvenuto nel club alle dieci del mattino di un gelido mercoledì di gennaio. Mi bastano pochi istanti di conversazione per provare la sensazione, rassicurante e appagante, di trovarmi a casa di veri amici. Immagino sia la stessa sensazione che prova la stragrande maggioranza degli attuali tremila iscritti, un valore aggiunto che, al di là della qualità del “prodotto” offerto, spiega il successo di un club che richiede grandi capacità manageriali e imprenditoriali.

Alla mia prima domanda sulle origini del club risponde Luca: «Abbiamo incominciato con un club piccolissimo in pieno centro storico, dotato di un solo spogliatoio e frequentato da uomini e donne a giorni alterni. Allora ci occupavamo di tutto, eravamo receptionist, istruttori e addetti alle pulizie. Possiamo dire di aver fatto la gavetta e che è stata un bella scuola. Abbiamo quindi aperto un secondo centro inizialmente riservato ai soli uomini andando avanti così per diciotto anni. Già allora – ricorda Luca – stringemmo i primi accordi di collaborazione con le società sportive professionistiche e fummo i primi in Emilia Romagna a proporre una parete per l’arrampicata. Quindi nel 1996 ci siamo trasferiti in questa struttura, continuando a fare il possibile per essere sempre all’avanguardia, animati da un’incurabile curiosità. Del resto – dice accennando un sorriso – chi si ferma è perduto».

L’evoluzione del settore

Trovandomi di fronte a due imprenditori navigati che hanno vissuto, sempre in prima linea, i grandi cambiamenti di un settore che continua a evolversi, la seconda domanda mi viene spontanea. Com’è cambiato il mondo del fitness in questi trent’anni? E com’è cambiata l’offerta del Fit Village, come sono cambiati i soci e lo staff?

Ivana risponde senza la minima esitazione: «Per quanto concerne lo staff, il cambiamento più significativo ha coinciso con l’introduzione del servizio di personal training che ha sancito, nel nostro club come negli altri, l’inizio di un’attenzione davvero ravvicinata al cliente. Un’altra svolta importante è stata segnata dall’introduzione dell’allenamento rivolto a piccoli gruppi che la clientela del Fit Village continua ad apprezzare molto. E sempre nell’ambito delle attività collettive, da un po’ di tempo a questa parte registriamo un grande ritorno al group fitness: circa il 50 per cento dei nostri iscritti, in prevalenza donne ma con una significativa rappresentanza maschile, frequenta i nostri corsi. E le attività che vanno per la maggiore – precisa Ivana – sono quelle “estreme”, ovvero molto pesanti, come il Just Pump, svolta con l’ausilio di bilancieri e manubri e frequentata in egual misura da uomini e donne, oppure molto semplici, come la ginnastica posturale, alla portata di tutti, anche degli ultra sessantenni».

«La capacità attrattiva e la grande varietà delle attività di gruppo che siamo in grado di proporre oggi – aggiunge Luca – ci hanno consentito di attrarre nuovi target e ampliare la nostra base di clientela. In questi trent’anni i nostri iscritti sono cambiati tanto e negli ultimi anni abbiamo registrato un vero e proprio ricambio generazionale. Oggi molti ragazzi nati negli anni Novanta frequentano il Fit Village, credo anche grazie alla nostra offerta sportiva, senza sottovalutare il fatto che i giocatori delle principali squadre della città si allenino qui regolarmente. Constatiamo, con grande soddisfazione, che questo ambiente piace ai giovani. Siamo un club spartano – precisa – contraddistinto però da uno standard qualitativo eccellente, anche per quanto concerne il servizio di personal training. Il Fit Village non è certo una “bomboniera”, ma siamo molto apprezzati, anche da diversi americani, tra i quali professionisti del baseball e del basket. E devo dire che i loro complimenti sono forse quelli che ci inorgogliscono di più».

Sfide e nuove opportunità

Nonostante se ne parli tanto, anche troppo e non di rado a sproposito, la domanda sulla crisi è d’obbligo: come sta affrontando il delicato momento economico il club reggiano? È Ivana a rispondere: «La crisi c’è e si sente, non lo si può negare, ma devo dire, basandomi sulla nostra esperienza e su quella di molti altri operatori che hanno lavorato bene, che il nostro settore complessivamente resiste, dimostrando di avere basi piuttosto solide. Lo dico basandomi su dati reali e decisamente confortanti. Per quanto ci riguarda, abbiamo dovuto adeguarci a uno scenario che è cambiato e ci ha inevitabilmente messo di fronte a situazioni nuove e talvolta difficili. Una parte della nostra clientela, del nostro “zoccolo duro”, è attualmente in cassa integrazione, disponendo di molto tempo libero durante tutto l’arco della giornata. Abbiamo così deciso di offrire a questi soci svantaggiati un abbonamento mensile ad hoc, proposto a 40 euro e fruibile nelle fasce orarie in cui il club è meno frequentato. Abbiamo inoltre introdotto un abbonamento specificamente rivolto alla famiglia: i genitori iscritti a prezzo pieno hanno l’opportunità di far frequentare il club ai propri figli gratuitamente. Con questa formula, che sta riscuotendo grandi consensi, fidelizziamo numerosi clienti e investiamo sui soci di domani».

«Inoltre – aggiunge Luca – stiamo incominciando a contattare medici e farmacisti, cercando di instaurare un rapporto di collaborazione vantaggioso per entrambi. Intendiamo diventare partner di alcune farmacie riservando ai clienti che ci invieranno condizioni speciali. E lo stesso discorso vale per i medici. Siamo convinti che la collaborazione con il comparto sanitario sia una delle strade che portano al futuro del nostro settore e il Progetto Movimento per la Salute di A.N.I.F. Eurowellness sulla carta è molto interessante: bisogna vedere i tempi di realizzazione. Dal canto nostro ci stiamo già muovendo su questo nuovo e interessante terreno: per due anni consecutivi, insieme alla strenna natalizia, abbiamo omaggiato i nostri soci con una tessera che dà accesso a due grandi centri medico-fisioterapici a prezzi molto scontati. La nostra strategia non prevede l’inserimento di un vero e proprio centro medico interno al club, bensì la collaborazione con importanti realtà medico-sanitarie delle quali siamo partner.

Siamo stati tra i primi a Reggio Emilia – precisa Luca – a proporre il Boot Camp e ora la nostra offerta comprende anche il paintball, attività ludico-sportiva nella quale si elimina l'avversario colpendolo con palline di gelatina riempite di vernice colorata».

«Abbiamo introdotto tante micro attività – riprende la parola Ivana – per ampliare la nostra offerta e dare un contenuto a ogni piccolo spazio. Inoltre mettiamo a disposizione della clientela un medico e tre volte alla settimana una nutrizionista con la quale, ogni iscritto, ha diritto a un incontro di 15 minuti».

Social media

Altra domanda imprescindibile di questi tempi: il club reggiano utilizza i social network? Se sì, come? A rispondere, questa volta, non sono i due titolari, bensì Luca Marani che, da circa tre anni, cura l’interfaccia web del Fit Village: «Da due anni a questa parte utilizziamo, con costanza e convinzione, i social network, ottenendo grandi soddisfazioni. Attualmente abbiamo diecimila amici su Facebook e utilizziamo anche i profili Twitter, Instagram e YouTube. Ci siamo accorti che a moltissime persone piace frequentare il club, quindi commentare ciò che fanno tramite le piattaforme web. Su YouTube, ad esempio, pubblichiamo filmati realizzati dagli istruttori che propongono esercizi e vere e proprie lezioni. Su Facebook abbiamo invece una bacheca nella quale pubblichiamo le foto scattate durante feste e serate organizzate al di fuori del club. Inoltre, il club è dotato di connessione wi-fi grazie alla quale i soci possono connettersi a internet e navigare gratuitamente in qualsiasi momento».

Investire sulle risorse umane

«Stiamo lavorando molto sulla formazione del personale – spiega Luca – perché oggi, per fare il salto di qualità, le attrezzature e la struttura non bastano più. Chiediamo molto al nostro staff, siamo esigenti, ma i risultati, in termini di erogazione del servizio e interazione con i clienti, ci soddisfano».

«Non a caso – aggiunge Ivana – vendiamo tante ore di personal training, servizio proposto da quattro istruttori che svolgono questo ruolo a tempo pieno, traendone, ovviamente, un adeguato ritorno economico. Abbiamo deciso di dare a tutti i membri dello staff tecnico la possibilità di svolgere, anche parzialmente, l’attività di personal trainer. E notiamo che la differenza, in termini di successo professionale, tra un personal trainer e l’altro non è tanto dovuta alla preparazione, alla cultura specialistica, quanto al modo in cui interagiscono con le persone. Sono le capacità comunicative e relazionali, e in parte commerciali, a fare la differenza per i professionisti dell’esercizio fisico. La loro preparazione tecnica va data per scontata.

Basandoci su questi presupposti riteniamo che gli istruttori, oggi, debbano formarsi a 360 gradi, non limitandosi alla sfera prettamente tecnica. Per l’utente medio di un club – precisa Ivana –, la preparazione della stragrande maggioranza degli istruttori è più che sufficiente. In futuro sarà sempre più importante l’attenzione rivolta al singolo cliente, così come la personalizzazione del servizio e della relazione. La comunicazione, in tutte le sue forme, compresi gli sms e le e-mail, riveste un’importanza fondamentale».

Questo articolo è pubblicato nel numero 131 de Il Nuovo Club Magazine (gennaio - febbraio 2013).

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