Cristiano Ronaldo, noto anche per il suo stile di vita incentrato sull’efficienza fi
Anche nel Regno Unito, esattamente come in Italia, gli operatori di piscine e centri sportivi si sono rimboccati le maniche per riportare i frequentatori nelle loro strutture raggiungere i livelli di affluenza pre–pandemici. L’edizione 2022 di “The State of the UK Swimming Industry Report” di Leisure DB illustra lo stato dell’arte del settore oltremanica.
«Non c’è dubbio – ha commentato David Minton, fondatore e direttore di Leisure DB, società specializzata in ricerche di mercato nel settore del fitness, dell’intrattenimento e del tempo libero – che il Covid-19 abbia avuto un impatto drammatico anche sull’industria britannica del nuoto. Da aprile 2019 a oggi, 192 impianti acquatici hanno chiuso contro gli appena 65 che hanno aperto e a marzo 2022 il calo registrato del numero di impianti natatori ammontava al 5,1%. Il settore pubblico ha subìto una perdita inferiore a quella registrata nel comparto privato, la strada da percorrere per tornare ai livelli pre-pandemia è ancora lunga».
Nel settore privato – svela il resoconto dello studio –, nel 2022 sono stati aperti 1.344 centri sportivi e fitness club con piscina contro 1.468 del 2019, mentre il numero di impianti natatori a sé stanti è sceso da 1.801 a 1.672. In tre anni, il numero di fitness club è calato dell’8,4%, quello delle piscine del 7,2%. Nel settore pubblico, invece, è stato registrato un -2,2% per quanto concerne il numero dei centri acquatici e un -1,6% per quanto concerne complessivamente le piscine. Oggi, nel Regno Unito, si contano 1.664 centri sportivi pubblici con piscina (1.702 nel 2019).
Questa tendenza negativa innescata dall’emergenza sanitaria deve essere invertita velocemente perché il nuoto è sport, benessere e soprattutto salute per la popolazione.