Il decreto del Ministero dell'Interno del 13 agos
È stato reso pubblico il risultato dell’ultima indagine condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) riguardo allo svolgimento di attività fisica nella quotidianità della popolazione mondiale. I dati non sono rassicuranti: già nel 2016, 1,4 miliardi di persone (un quarto della popolazione mondiale) non era attiva secondo le raccomandazioni del WHO che richiedono almeno 150 minuti di attività di intensità moderata o 75 minuti di attività energica alla settimana. Secondo quanto riportato su The Lancet Global Health, che ha pubblicato i dati dell’inchiesta, ad oggi le donne, più degli uomini, non svolgono una dose sufficiente di attività motoria per restare in buona salute. Rispetto agli uomini, il cui 32% è fisicamente attivo, il gentil sesso lo è meno (23%) e dal 2001i livelli di inattività non hanno mostrato segni di miglioramenti.
Lo studio ha presentato dati raccolti tramite un sondaggio sottoposto a 1,9 milioni di partecipanti d’età adulta (dai 18 anni in su), provenienti da 168 paesi e esaminati in base al loro grado di esercizio giornaliero (compresa l’attività sul lavoro, a casa, durante il tempo libero e i tragitti per spostarsi da un luogo all’altro).
Nei paesi maggiormente sviluppati, tra il 2001 e il 2016, il livello di inattività è salito del 5% raggiungendo una percentuale del 37%, a differenza di quanto è riscontrabile nei paesi a basso reddito dove invece è al 16%.
Come noto, una costante e adeguata attività motoria riduce i rischi di contrarre numerose patologie, tra cui malattie cardiovascolari, diversi tipi di cancro e diabete, prevenendo inoltre le cadute degli anziani e migliorando la condizione di salute mentale. Da qui, il Global Action Plan il cui obiettivo è ridurre l’inattività del 10% entro il 2025 e del 15% entro il 2030, appellandosi anche alla collaborazione di tutti paesi al fine di creare condizioni ottimali che incrementino l’esercizio per persone di tutte le età e abilità motorie.
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