Il sempre maggiore successo riscosso dai parchi calistenici, progettati per esercizi a pesi liberi, yoga e allenamenti di gruppo, riflette il crescente desiderio di c
Le cosiddette “merendine”, ovvero gli snack confezionati prodotti industrialmente, sono da parecchio tempo sotto accusa, additati come i principali responsabili del sovrappeso e dell’obesità di tantissimi bambi anche in Italia.
AIDEPI, l’associazione dell’industria dolciaria italiana, non ci sta e va al contrattacco, presentando i dati IRI sui consumi di prodotti da forno nel 2014, incrociandoli con quelli di Okkio alla salute 2014, l’osservatorio sul sovrappeso dell’Istituto Superiore della Sanità. Dati dai quali emerge una realtà sotto certi versi sorprendente: in Italia settentrionale, dove il consumo annuo di questi prodotti è il più elevato a livello nazionale (2,2 chili pro capite), il numero di giovanissimi obesi e in sovrappeso (25% dei soggetti tra i 7 e i 10 anni) è inferiore rispetto al Centro e al Sud. In Meridione, dove si mangiano meno merendine (1,6 chili pro capite annui) la percentuale di bambini “oversize” sale al 38% del totale.
ADEIPI ritiene che a fare realmente la differenza sia l’attività fisica associata a una buona cultura alimentare. Persino il nutrizionista Michelangelo Giampietro ha “difeso” questi prodotti alimentari: «Demonizzarle – ha detto –, additandole come responsabili di sovrappeso e obesità infantile è sbagliato. Non esistono cibi buoni e cattivi, tutto dipende dalle quantità consumate e soprattutto dagli stili di vita».
Dai dati raccolti da Okkio alla salute emerge che la maggior concentrazione di bambini tra i 6 e i 10 anni normopeso e in salute si trova nelle regioni del Nord, in cui più di 2,2 milioni di giovanissimi praticano uno sport o svolgono regolarmente attività fisica. Nelle regioni settentrionali il 70 per cento dei bambini fa sport, mentre al Sud e nelle Isole questa percentuale si abbassa al 45%. E lo stesso discorso vale per quanto concerne il consumo quotidiano di frutta e verdura: al Nord ne fanno regolare consumo circa l’80% dei bambini (l’eccellenza è il Trentino, dove si raggiunge l’86%). Anche queste percentuali crollano al Sud (il picco negativo si registra in Calabria, con il 63,5%).