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Sono passati quasi due mesi dalla chiusura di fitness club, centri sportivi e piscine, strutture che nel nostro Paese costituiscono un settore di grande valore sociale ed economico che rischia il collasso se la situazione non evolve positivamente e non vengono messi in campo aiuti consistenti.
P.A.S.B.E.M. (Professionisti Associati Sport, Benessere e Movimento), associazione di Confcommercio professioni, stima che dopo appena due settimane dall’inizio dell’emergenza l’industria dello sport italiana ha registrato una diminuzione di attività pari al 24% rispetto ai giorni precedenti crisi, un calo il cui valore è pari 7 miliardi di euro e che il 7 aprile aveva già raggiunto il 35%.
La Confederazione dello Sport prevede che le perdite registrate a causa della sospensione delle attività imposta dalle misure di contenimento dell'epidemia Coronavirus raggiungeranno almeno 1 miliardo di euro e che saranno non meno di 30mila le associazioni e società sportive dilettantistiche costrette a sciogliersi nei prossimi mesi. E ovviamente saranno pesanti anche le ripercussioni sul mercato immobiliare e sull'occupazione.
Il CONI stima che l'universo sport, nel nostro Paese, vale circa 30 miliardi di euro, una cifra corrispondente all'1,7% per cento del Pil, che raggiunge i 60 miliardi se si considera l'indotto. L'Istat ha rilevato che gli italiani che svolgono un'attività sportiva, a tutti i livelli, sono circa 20 milioni, mentre i tesserati al CONI e agli enti di promozione superano i 12 milioni. Sono più di 5 milioni gli iscritti ai circa 7.500 centri fitness e altri 5 milioni utilizzano le circa 1.500 piscine a uso pubblico presenti sul territorio.
