Italia: il costo della sedentarietà e le politiche per ridurlo

Medico con dollari in mano
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A cura della Redazione
Martedì, Gennaio 31, 2023
3,8 miliardi di euro è il costo dell’inattività fisica sostenuto ogni anno dal sistema sanitario nazionale. La 1^ edizione del Forum “Osservatorio Valore Sport” ha messo a fuoco le strade percorribili per superare questa emergenza nei prossimi 30 anni.

In Italia, la sedentarietà causa il 9% delle malattie cardiovascolari, l’11% dei casi di diabete di tipo 2, il 16% dei casi di tumore al seno e il 16% dei casi di neoplasie al colon-retto. Partendo da questi dati, forniti dall'Istituto Superiore di Sanità, l’Osservatorio Valore Sport la piattaforma di analisi, approfondimento e confronto per il posizionamento strategico e qualificato del settore dello sport in Italia rivolta ai decisori chiave del Paese e alle filiere associate, promossa da The European House-Ambrosetti – ha valutato che il costo della sedentarietà, sostenuto dal nostro sistema sanitario, è pari a 3,8 miliardi di euro all’anno. Una cifra esorbitante che comprende i costi diretti e indiretti, con un’incidenza sul totale della spesa sanitaria italiana, pubblica e privata, pari all’1,7%. Favorire, con investimenti specifici, la pratica sportiva, e più on generale l’attività fisica, avrebbe effetti positivi sul piano economico e sociale. Basterebbe che l’Italia si allineasse al tasso medio di sedentarietà dei Paesi Ocse (34,7%) per ridurre la spesa sanitaria annua di 900 milioni di euro.

La prima edizione del Forum “Osservatorio Valore Sport”, organizzata da The European House-Ambrosetti e tenutosi nella Sala Autorità dello Stadio Olimpico di Roma lo scorso 25 gennaio, è stata l’occasione per presentare questi dati. Nel corso del suo intervento, Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House-Ambrosetti, ha detto che l’attuazione di politiche mirate, con il coinvolgimenti di vari ministeri la cui attività influenza in modo significativo lo svolgimento di sport e attività fisica, consentirebbe, nei prossimi 30 anni, di dimezzare il tasso di sedentarietà e l’entità dei suoi effetti negativi. «Abbiamo stimato – ha reso noto De Molli – che nel periodo 2022-2050 il Paese beneficerebbe di un risparmio cumulato di spesa sanitaria pari a 32,5 miliardi di euro grazie alla prevenzione di patologie e al miglioramento dello stato di salute della popolazione, con una crescita cumulata del Pil pari a 134 miliardi di euro grazie al rilancio della filiera sportiva».

«C’è un solo modo – ha detto Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute e tra i fondatori dell’Osservatorio Valore Sport – per favorire la crescita della pratica sportiva e il benessere della Nazione: stare nelle scuole e nei territori, tra la gente. A questo punta Sport e Salute, a questo servono soprattutto i programmi per la scuola e i nostri bandi per lo sport di tutti. Investire nello sport e nel sociale è il miglior rimedio possibile per tradurre i disvalori in valori, il disagio in coesione sociale, l'inattività e la malattia in benessere e salute. Questo è l'impegno che Ambrosetti ci ha presentato come priorità per il futuro del Paese e con orizzonte 2050. E noi abbiamo lanciato 4 bandi che investiranno quasi 16 milioni di euro, coinvolgendo più di 12.000 associazioni di base e più di 1 milione di cittadini».

L’Osservatorio Valore Sport ha inoltre elaborato il cosiddetto “Indice Territoriale di Accessibilità allo Sport”, il nuovo indicatore per fotografare la situazione nelle varie regioni italiane, articolato su 4 aree fondamentali:

  • disponibilità e prossimità dell'offerta sportiva;
  • sviluppo e sostenibilità economica delle imprese nel settore delle attività sportive;
  • accessibilità economica all'attività sportiva per le famiglie (indica quanto un consumatore sia disposto a pagare per la pratica);
  • elementi contestuali abilitanti l'offerta sportiva e l'attività fisica, presi in considerazione per il fatto che gli stili di vita e il contesto urbano rivestono un ruolo.

La graduatoria relativa al 2022 è guidata dalla Lombardia, che ha conseguito un punteggio relativo pari a 8,2 su 10, seguita dalla Toscana (7,6) e dall’Emilia-Romagna (7,4). Le 8 regioni del Mezzogiorno occupano le ultime 9 posizioni della classifica, insieme all'Umbria.

 

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