L’Italia dello sport e degli impianti sportivi

Bambini su campo da basket outdoor
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A cura della Redazione
Giovedì, Dicembre 14, 2023
L’ultima edizione del Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’ISTAT fotografa l’Italia sul piano dell’impiantistica sportiva e della pratica di sport ed esercizio fisico, evidenziano le criticità e indicando le azioni necessarie per migliorare la situazione che devono entrare nell’agenda politica del Paese.

In Italia, l’attività sportiva nel nostro è “distribuita” in modo uniforme. A dirlo è un recente studio condotti da Svimez e Uisp in collaborazione con Sport e Salute, dal quale emerge che l’offerta di impianti sportivi nel Belpaese non è affatto omogenea, con un ampio divario tra Nord e Sud dal punto di vista della sedentarietà della popolazione, del numero di impianti sportivi presenti sul territorio e dell’accessibilità degli stessi. Questa interessante indagine evidenzia innanzitutto il problema della sedentarietà in Meridione. Dall’edizione 2022 del Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’ISTAT emerge che dopo la pandemia la sedentarietà nel nostro Paese è aumentata del 36,3% nella fascia di popolazione di età superiore a 14 anni e che questo fenomeno interessa maggiormente il Sud, dove raggiunge addirittura 52,2%, gravando pesantemente sui costi della sanità pubblica. La situazione peggiore, sul fronte sedentarietà, si registra in Calabria, seguita da Sicilia, Campania e Puglia e al Nord, seppur in misura minore, i sedentari sono in aumento. Se la cava molto meglio il Centro, dove si registra, rispetto al 2019, una diminuzione del tasso di sedentarietà.

In linea generale, gli italiani preferiscono fare sport e attività fisica all’aperto, o a casa, piuttosto che negli impianti sportivi. Un effetto, negativo per il settore sport e fitness, provocato dalla pandemia, che porta l’attenzione sulla qualità dell’offerta degli impianti, che hanno subìto un calo dei frequentanti. Quanto alle scuole, ad esempio, emerge che su 10 istituti scolastici soltanto 4 hanno una palestra e che generalmente queste strutture, essendo obsolete, necessitano di interventi di ristrutturazione e ammodernamento. Un altro dato, non meno importante, riguarda l’accessibilità delle strutture: in Italia 1 impianto su 5 non è accessibile a persone con disabilità, circa il 21%, e questo dato vale per il Nord, il Centro e il Sud. Quanto agli spettatori disabili, il 48,74% non ha accesso agli impianti, in particolare al Sud dove restano esclusi dal 54% delle strutture presenti.

Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute, ha commentato così questa indagine: «Siamo felici di aver contribuito a questa ricerca, che fa parte di un’iniziativa più ampia assegnataci dal Governo, e dal ministro per lo Sport, per aggiornare il censimento del 2020 degli impianti sportivi. Abbiamo censito più di 77mila impianti e stiamo portando avanti la ricerca con un focus particolare sulle strutture dismesse e non ultimate, partendo dal progetto di ristrutturazione, anche sociale, di Caivano, che interessa il Parco Verde. Quella dell'impiantistica sportiva è la madre di tutte le questioni: c'è carenza d’impianti nelle scuole e c'è un grande divario tra Nord e Sud. Tutti insieme dobbiamo risolvere questo problema, che è la missione di Sport e Salute».

«Occorre – ha detto Tiziano Pesce, presidente nazionale UISP – che le politiche pubbliche intervengano per correggere gli squilibri tra Nord e Sud e per garantire uguali diritti a tutti i cittadini. Lo sport è un indicatore di benessere, coesione sociale e partecipazione. Per arrivare a considerare lo sport un vero diritto di cittadinanza, di rango costituzionale, c’è bisogno di scelte politiche nuove. Il Rapporto indica chiaramente la strada: passare da una concezione di welfare di protezione a una idea nuova di welfare di promozione, sviluppo e innovazione. In questo senso lo sport, in quanto impianti e servizi, è anche occasione di lavoro per gestori, operatori, organizzatori e istruttori».

 

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