Il sempre maggiore successo riscosso dai parchi calistenici, progettati per esercizi a pesi liberi, yoga e allenamenti di gruppo, riflette il crescente desiderio di c
Per neutralizzare gli effetti negativi di 8 ore giornaliere di sedentarietà, e abbassare significativamente il rischio di morire a causa di una patologia cronica, è sufficiente un’ora di camminata veloce o di pedalata. È quanto emerge da uno degli studi presentatati dal rapporto intitolato “Attività fisica 2016: progressi e sfide” recentemente pubblicato dalla rivista medico-scientifica britannica The Lancet. Si tratta di un quadro generale sugli effetti negativi, per la salute e l’economia, dell’inattività fisica e di converso sull’importanza delle politiche attuate a livello nazionale per contrastare la sedentarietà.
Uno degli studi ha ad esempio valutato gli effetti del tempo trascorso quotidianamente davanti alla televisione, stabilendo che restare seduti in modo continuativo per più di tre ore al giorno fa salire il rischio di decesso tra i soggetti che non svolgono alcun tipo di attività fisica. I ricercatori hanno inoltre sottolineano che molte ore passate quotidianamente davanti alla tv sono associate a un rischio di decesso molto più elevato rispetto a quello riconducibile alla sola sedentarietà. Ciò sarebbe dovuto a una combinazione di fattori: più televisione si guarda e meno si è propensi a svolgere attività fisica; l’abitudine, molto diffusa, di stare davanti al piccolo schermo dopo cena può avere ripercussioni negative sul metabolismo; guardando la tv si è più propensi a consumare cibo.
Un altro studio presentato rende invece noto che la sedentarietà, a livello mondiale, ha un costo annuale superiore a 67 miliardi di dollari, spesi in cure sanitarie e perdita di produttività, con effetti negativi che variano da nazione a nazione. Nei paesi ad alto reddito la sedentarietà è responsabile dell’80,8% dei costi sanitari e del 60,4% dei costi indiretti (tra i quali il calo di produttività), mentre nelle nazioni a basso e medio reddito è responsabile del 75% del carico globale di malattia. Questa stima è stata effettuata considerando solo 5 malattie associate all’inattività fisica, ossia patologie coronarica, ictus, diabete di tipo 2, cancro al seno e cancro al colon. Dunque i costi sono sicuramente più elevati.
L’approfondito rapporto ha inoltre reso noto che tra il 2010 e il 2015 molte nazione hanno attuato politiche per favorire la diffusione di uno stile di vita più salutare, ma nonostante ciò nel 2015 il 23% della popolazione adulta mondiale e l’80% degli adolescenti che frequentano la scuola non si sono attenuti alle raccomandazioni Oms sui livelli di attività fisica settimanale (150 minuti di attività ad intensità moderata). Urgono, dunque, ulteriori interventi.
Questa interessante e utile pubblicazione ha infine ricordato che per far crescere i livelli di attività motoria tra la popolazione è necessaria la collaborazione tra diversi settori, ovvero scuola, urbanistica, trasporti, attività sportive e ricreative. Sottolinea, inoltre, che bisogna intensificare gli sforzi per monitorare l’attività fisica nella pratica clinica, considerandolo un fattore di rischio per alcune malattie.