Sulle ali dell'eccellenza

Frecce tricolori in volo

Per creare una squadra vincente le qualità umane – come trasparenza, lealtà e fiducia reciproca – sono ancora più importanti di quelle professionali. Ecco la preziosa testimonianza dell'ex comandante delle Frecce Tricolori, Massimo Tammaro, che ha portato la propria esperienza al ForumClub Congress 2010.

Il compito delle Frecce Tricolori, la nostra vera e propria mission, consiste nel rappresentare all'estero non solo la professionalità delle Forze Armate, ma anche e soprattutto il Sistema Paese Italia nel suo complesso. Oggi l'aeronautica militare non ha più il potere di decidere le manifestazioni estere alle quali partecipare: la decisione spetta al governo e, più in generale, al mondo politico.

Questo perché dietro a una manifestazione all'estero delle Frecce Tricolori ci sono sempre motivazioni diplomatiche, politiche o economiche. Il volo acrobatico che compiamo non è pertanto il fine, ma il mezzo che abbiamo per dare visibilità al Sistema Italia nel mondo. Più il volo è perfetto, migliore è l'immagine del nostro Paese che comunichiamo all'estero. Al di là delle singole professionalità, quindi, ciò che conta veramente è il modo in cui lavora la squadra nel suo insieme: se si raggiunge il risultato il merito non è solo del comandante. È di tutti.

Ogni ruolo è importante

La squadra della quale ho fatto parte, prima come componente e poi come leader, è molto particolare. Se le cose non vanno per il verso giusto, infatti, questo team non perde una partita, una gara o un business. Perde quanto di più prezioso abbiamo: la vita. La gestione di una squadra di questo tipo si deve fondare pertanto su quei valori che non valgono soltanto nel lavoro o con gli amici, ma proprio nella vita.

I valori più importanti che dobbiamo coltivare al meglio sono la stima e la fiducia fra tutti i membri della squadra. Squadra che non è composta soltanto dagli undici piloti, ma da ben 120 persone che vanno dal magazziniere al comandante, il quale – lo dico sempre – non sarebbe nessuno se non avesse dei validi collaboratori. Uno dei concetti fondamentali sui cui lavoriamo – perché è così che funziona – è che ogni ruolo, per quanto diverso in retribuzione, apparente importanza e complessità, dà comunque un contributo fondamentale al raggiungimento dell'obiettivo comune.

Questo obiettivo deve però essere pienamente riconosciuto e condiviso, e ognuno deve essere del tutto consapevole del contributo offerto per il suo raggiungimento.

Confronto continuo

Non voglio, però, raccontarvi delle favole. Quando parlo di stima e fiducia reciproca non intendo dire che tutti i membri della squadra devono sempre e comunque andare d'amore e d'accordo, pensandola tutti allo stesso modo. Al contrario: la discussione e il confronto sono indispensabili. E la critica – educata e costruttiva, non fine a se stessa o mirata a sminuire la professionalità di un collega – è di fatto l'unico strumento che abbiamo a disposizione per far scoccare la scintilla che porta alla discussione e al confronto, necessari per ottenere qualsiasi miglioramento.

Critica e tensione verso il miglioramento sono cruciali nel nostro mestiere, perché un pilota è al sicuro solo quando è in difficoltà. In una situazione percepita come difficile il pilota lavora infatti al limite superiore dello stress operativo, e dà il meglio di sé. È quando si è eccessivamente sicuri di se stessi che è più facile commettere errori. E sbagliare in volo significa rischiare seriamente la vita.

Alla luce di queste considerazioni è facile capire la ragione per la quale quando selezioniamo nuove persone cerchiamo di individuare subito gli yes man. Li dobbiamo scartare immediatamente. Chi dice sempre sì pur di compiacere il capo è pericoloso, perché non dice mai quello che pensa. Il team delle Frecce Tricolori ha invece bisogno di persone che, quando ritengono che il capo stia facendo un errore, glielo dicano apertamente.

E il capo, a sua volta, deve essere disposto ad ascoltare le critiche anche se ritiene di avere ragione. Tutto questo è essenziale, perché persone diverse osservano lo stesso problema da punti di vista diversi, estrapolando e analizzando tutti quegli elementi che devono essere valutati per individuare la strada migliore e raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il leader come esempio

Nel caso delle Frecce Tricolori la figura del leader (e la fiducia che essa è in grado di ispirare) è così importante da dover essere scelta non dall'alto, ma dagli stessi membri della squadra, a prescindere dal grado: i valori che contano sono infatti ben altri. Le cose che ci fanno stimare una persona sono la sua umiltà, la sua trasparenza, la sua lealtà, la sua voglia di mettere a disposizione del gruppo tutte le sue capacità professionali e umane. Riconoscendo che il bene della squadra sarà, a ricaduta, il bene di tutti.

Chi è garante di questa giustizia? 

Un leader che sia al di sopra delle parti e operi in buona fede per il bene di tutti i suoi uomini. Il leader deve essere un esempio, in tutto quello che dice e in tutto quello che fa. Deve criticare in modo educato e costruttivo, e deve essere disposto a mettersi sempre in discussione. Soprattutto, come tutti gli altri membri del gruppo, deve tendere costantemente al miglioramento continuo. Tutto vale pur di migliorare. A patto di non dimenticare che la perfezione è irraggiungibile e che l'errore è inevitabile.

Il leader – come e più degli altri – non deve cadere nella trappola dell'over confidence, l'eccessiva sicurezza in se stessi che si può sviluppare quando si raggiunge un certo obiettivo e si crede di non avere più nulla da imparare. Si tratta di un difetto purtroppo molto diffuso, che rovina qualsiasi tipo di attività. Se per cinque anni fabbrico le scarpe migliori del mondo, e a un certo punto decido che mi basta fare quello tutta la vita per essere il migliore, sbaglio di grosso. Perché a un certo punto arriverà un concorrente che sicuramente mi batterà.

Nel caso delle Frecce Tricolori, per evitare l'over confidence cerchiamo continuamente di "mettere in difficoltà" i piloti assegnando loro ruoli diversi che li costringano a imparare sempre cose nuove. E dopo che la loro rotazione nei vari ruoli è completata, non abbiamo altra scelta che mandarli via. Una regola che vale, naturalmente, anche per il leader.

Scegliere le persone giuste

Per circondarsi di persone che si stimano è necessario soppesare attentamente non solo le competenze tecniche, ma anche le doti umane. Ricordando sempre che ognuno di noi è leader (di se stesso e/o di altre persone) e, allo stesso tempo, fa parte di una squadra. Valutare le competenze tecniche è la prima cosa da fare, ma è anche la più semplice. Perché soppesare le qualità umane è un compito molto più complesso.

A un certo livello professionale, per capire chi abbiamo realmente davanti il tradizionale colloquio rappresenta di fatto uno strumento inadeguato. Per conoscere veramente una persona dobbiamo andarci a mangiare la pizza insieme, dobbiamo giocarci a calcetto, perché solo in questo modo siamo in grado di valutare com'è quella persona nella vita quotidiana.

È umile? È educata? È determinata e ha voglia di crescere? È capace di mettersi in discussione?

Se non possiede queste qualità, è inutile proseguire. La scelta di un nuovo pilota, ad esempio, è così importante da richiedere l'unanimità di giudizio da parte di tutti i piloti della squadra: se dalla discussione finale, nella quale ognuno ha espresso chiaramente il proprio parere ("voglio/non voglio lavorare con questa persona"), emerge anche un solo giudizio negativo, il candidato viene scartato. Oltre agli yes man (di cui ho già parlato), una categoria di individui che evitiamo di selezionare è quella degli "abrasivi", che polemizzano senza proporre soluzioni, e che remano contro se non vedono accolte le proprie proposte.

Positività e trasparenza

Una caratteristica che deve invece sempre essere presente nelle persone che scegliamo è l'atteggiamento mentale positivo. Qualcuno direbbe "vedere il bicchiere mezzo pieno", ma io preferisco un'altra definizione: avere la consapevolezza che a questo mondo soltanto a una cosa non c'è rimedio. Si tratta di una considerazione – utile anche nella gestione dello stress – che andrebbe sempre tenuta a mente soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà, quando rischiamo di perdere il senso delle proporzioni facendoci sommergere dai pensieri negativi.

Anche la comunicazione assertiva è molto importante, e a mio giudizio consiste nella capacità di dire sempre, subito e in maniera educata quello che si pensa. Una dote che diventa particolarmente preziosa in tutti quei casi in cui un gruppo è chiamato ad affrontare problemi molto complessi. In questi casi la soluzione non è di norma il frutto di un'unica mente, ma nasce al contrario dalla sintesi degli spunti, delle valutazioni e delle idee dei diversi membri del gruppo. Alla fine la decisione sarà presa da una sola persona (il leader), ma solo perché è necessario che ci sia qualcuno che si assuma la responsabilità della scelta compiuta.

Comunicare serve pertanto anche a garantire la massima trasparenza possibile fra le persone di un gruppo. Affinché tra queste persone si instauri la massima fiducia è necessario risolvere subito e in modo definitivo qualsiasi tensione possa nascere, anche per le cose apparentemente più stupide. È per questo che anche il più piccolo torto (pur se compiuto in modo involontario) non deve essere fatto passare, ma evidenziato e chiarito immediatamente.

L'uomo viene prima del professionista

La competitività è un altro valore importante, e non deve essere intesa in un'accezione negativa. Essere competitivi non significa essere sleali o disposti a qualsiasi cosa pur di fare carriera. Competitività e gioco di squadra coesistono quando il leader comunica chiaramente a ogni membro del team la vision, qual è in specifico la sua "mini mission", il suo ruolo, e quali sono le regole alle quali si deve attenere. Se la persona in questione è anche ambiziosa, bisogna quindi darle delle prospettive di crescita per non demotivarla.

Starà poi al leader, che dovrebbe rimanere sopra le parti, stabilire chi eccelle e chi no. In altre parole: ogni "giocatore" deve essere sì cosciente dell'importanza e della peculiarità del suo ruolo, ma è altrettanto importante che ci sia una leadership autorevole che gli permetta di credere in questo. Le considerazioni che abbiamo appena formulato ci riportano a un punto chiave che abbiamo già toccato: sono le qualità umane, e non quelle professionali, che ti fanno stimare e avere fiducia in una persona. In altri termini, l'uomo viene sempre prima del professionista. 

Identikit di un leader

Laureato in Scienze Aeronautiche, il Tenente Colonnello Massimo Tammaro, ex comandante delle Frecce Tricolori, ha conseguito il brevetto di pilota militare e ha al suo attivo oltre 3500 ore di volo. È stato insignito della Medaglia Militare d'Argento di Lunga Navigazione Aerea, della croce d'Argento per Anzianità di Servizio e della medaglia NATO per le operazioni sulla Ex Yugoslavia. Negli ultimi anni ha portato la sua grande esperienza sia a ragazzi in età scolare che a professionisti di importanti aziende.

Share