Domani è un altro giorno

Sala del World Business Forum

Per fronteggiare le turbolenze del mercato e lo spettro della recessione bisogna armarsi di coraggio, essere coerenti e seguire il proprio intuito. Continuando a investire. È quanto pensano i guru che hanno partecipato al World Business Forum di Milano 

La pesante crisi finanziaria che sta investendo le principali borse mondiali è stata tra i temi caldi della quinta edizione del World Business Forum. Il congresso internazionale di marketing e management, che riunisce ogni anno a Milano illustri pensatori e figure di spicco dell'economia e della finanza – e al quale ha partecipato anche Il Nuovo Club – è stata pertanto l'occasione per riflettere sulle sfide e le opportunità di questa difficile congiuntura.

Non dobbiamo avere paura del futuro

In un confronto con il direttore del Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli, Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica e enfant prodige del top management italiano, ha mostrato quella tranquillità e quella determinazione proprie dei capitani d'impresa che sanno esattamente cosa vogliono e come ottenerlo.

«Ci aspettano periodi non facili – ha osservato – ma non per questo dobbiamo darci per vinti. L'importante, in questo momento, è essere sereniflessibiliveloci e molto semplici.» Se dal punto di vista economico una delle priorità per rimettere in moto il Sistema Italia è «l'innalzamento del livello medio delle retribuzioni, senza il quale i consumi non possono ripartire», sul piano finanziario la Borsa «non deve essere considerata un punto di arrivo per un'azienda, ma solo uno degli strumenti fondamentali per la crescita.»

Due sono le forze negative che, secondo Guerra, sono oggi all'opera in parallelo: «Una forza sottostante, strutturale, di rallentamento dei consumi, e un'altra sovrastante, più faticosa, che genera instabilità e incertezza. L'inizio di una crisi è sempre il periodo più difficile, perché c'è smarrimento – ha concluso – ma alla fine le aziende ne usciranno rafforzate.» È per questo che, ha chiosato De Bortoli, «non dobbiamo avere paura del futuro.»

Dare l'esempio

«Io sono tranquillo sul fatto che stiamo andando verso un sistema bancario forte e ben finanziato, ma il danno all'economia reale è già stato fatto. Nei prossimi mesi la crescita del Pil sarà negativa, e solo nella seconda metà del 2009 potrebbe esserci una ripresa.» In collegamento diretto dagli Stati Uniti, Jack Welch ha esordito con previsioni non certo rosee sugli sviluppi della crisi nel suo Paese.

Presidente e amministratore delegato del colosso General Electric per più di vent'anni, Welch è oggi riconosciuto come una delle massime autorità al mondo in materia di leadership e management, ed è stato nominato “Manager del secolo” dalla rivista Fortune.

Da uomo tenace e combattivo quale è, si è subito rivolto alla platea con un messaggio ai dirigenti italiani: «Siate chiari e coerenti nel vostro operare. Se cambiate le vostre strategie e le vostre priorità ogni sei mesi, genererete confusione nei vostri collaboratori, che hanno invece bisogno di messaggi chiari. Il vostro dovere, come leader, è quello di rendere l'ambiente di lavoro divertente, creando un'atmosfera creativa e stimolante. Non c'è mai stato un momento importante come questo per comunicare, condividere, mostrare apertura, dare l'esempio.»

Welch ha poi avuto parole di encomio per le piccole e medie imprese italiane, che «nell'attuale sfida globale hanno mostrato un'intraprendenza ammirevole, straordinaria», e ha suggerito quattro strategie per superare la crisi:

  1. snellire le aziende;
  2. tenersi stretti i collaboratori più validi;
  3. mostrare vera leadership parlando con le persone e rassicurandole sul futuro;
  4. non mettersi sulla difensiva: questo è il momento per agire. Bisogna individuare le proprie competenze e valorizzarle mettendo a punto un efficace “piano d'attacco”.

Per attuare efficacemente queste strategie occorre adottare uno stile chiaro e diretto, spiegando a collaboratori e dipendenti cosa si intende fare in concreto, e quali saranno i loro benefici. «La cosa da temere di più in questo periodo – ha avvertito Welch – è il pessimismo.»

Mentre il valore più importante è, senza dubbio, l'integrità – «il seme dal quale ogni impresa si sviluppa» – che consiste nel pieno rispetto di valori concreti quali la condivisione delle idee e il team building, e che deve essere alla base di tutte le relazioni aziendali. È per questo che se è opportuno dare una seconda opportunità al manager integro che non raggiunge gli obiettivi prefissati, è meglio allontanare quello che, pur efficace, considera la discussione sui valori una perdita di tempo.

A chiusura del proprio intervento, Welch ha ricordato gli elementi che hanno avuto una particolare importanza per il suo successo come Ceo: «Ho sempre scelto le persone più intelligenti e capaci e, continuamente spinto da un'insaziabile curiosità, ho sempre cercato di superare me stesso nel mio lavoro.»

Seguire l'ispirazione

All'eccellenza manageriale di Jack Welch ha fatto da contraltare quella artistica e imprenditoriale di Francis Ford Coppola, oggi acclamato come uno dei più grandi registi viventi. Celebre per aver firmato pellicole entrate nella storia del cinema come Il Padrino e Apocalypse Now, il premio Oscar ha sempre mostrato di avere anche un notevole talento imprenditoriale, fondando una propria casa di produzione cinematografica (l'American Zoetrope), due aziende vinicole, tre resort ai Caraibi, due ristoranti e una prestigiosa rivista letteraria.

«Come il cinema, i diversi business nei quali sono entrato nel corso degli anni sono nati essenzialmente dall'intuizione e dalla passione», ha spiegato. «Da bambino, a New York, amavo molto le storie che mi raccontava mio nonno, che produceva vino nel proprio scantinato. Quando parecchi anni dopo mi trasferii con la famiglia in California, questo ricordo mi diede l'idea di dedicarmi alla produzione di vino. Il punto è che se ami veramente ciò che fai, di norma il successo ti premia.»

Tra un gustoso aneddoto su Marlon Brando e qualche frecciata ai produttori hollywoodiani, Coppola ha parlato delle due principali lezioni apprese nel corso della sua lunga carriera: «È fondamentale, innanzitutto, seguire e coltivare le proprie intuizioni: nella mia esperienza, sono veramente pochi i casi in cui mi sono attenuto a questa regola e il tempo non mi ha dato ragione. Comportarsi in questo modo significa andare incontro a ostacoli, perché le intuizioni portano spesso a innovazioni che i più, nell'immediato, non capiscono o non accettano. Ma ne vale comunque la pena.»

La seconda lezione è «accettare il rischio, trovando il modo di essere a proprio agio in quelle situazioni di disagio che nascono ogni volta che dobbiamo affrontare decisioni importanti.» Un ingrediente indispensabile – nel fare un film come nel gestire un'impresa – è poi rappresentato dalla creatività, «che definirei come l'abilità di vedere collegamenti tra cose che in precedenza non sono mai state connesse fra loro.» Come Guerra e Welch, anche Coppola ha infine esortato gli imprenditori a non farsi scoraggiare dalla crisi: «Sono ottimista sul prossimo futuro», ha dichiarato con convinzione.

La rivoluzione della genomica

L'ultima sessione alla quale abbiamo assistito ha visto come protagonista Juan Enriquez, uno dei più autorevoli esperti mondiali sull'impatto prodotto dall'innovazione scientifica e tecnologica sull'economia e la politica, nonché direttore e fondatore del Progetto di Scienze della Vita presso la Harvard Business School.

«Tra cent'anni ben pochi ricorderanno le attuali turbolenze dei mercati finanziari, mentre la vita di tutti sarà stata per sempre cambiata dalla rivoluzione biotecnologica attualmente in atto.» Enriquez ha quindi osservato che il sequenziamento completo del genoma umano (avvenuto nel 2001) ha dato il via a una nuova epoca: leggere il codice della vita significa poterlo manipolare e replicare, e negli anni questa capacità crescerà in modo esponenziale, dando vita alle più impensabili applicazioni.

«Negli anni Settanta, il linguaggio binario dei computer ha segnato l'inizio dell'era digitale, che nel tempo ha finito per permeare ogni aspetto della nostra vita: ogni business, ogni forma di intrattenimento, ogni mezzo di comunicazione. Oggi – ha avvertito Enriquez – vi posso dire che l'impatto del linguaggio genetico nel corso dei prossimi anni sarà analogo. Vi prego di non sottovalutare la rivoluzione in atto, perché ogni business – e sottolineo ogni business – ne sarà più o meno direttamente interessato, e potrà ricavarne vantaggi concreti.» Un motivo in più, questo, per continuare a investire sul futuro.

I manager italiani e la crisi

La società HSM, che organizza il World Business Forum sin dalla prima edizione, ha condotto un'indagine per scoprire come hanno reagito alla crisi i manager italiani, e quali sono le loro valutazioni in merito. I risultati, molto interessanti, appaiono meno negativi del previsto.

Compiuta su un campione di 1.150 dirigenti selezionati fra i partecipanti al convegno, la ricerca mostra infatti come la classe dirigente italiana, pur consapevole delle attuali difficoltà, guardi comunque al futuro con una certa fiducia: se il 12 per cento degli intervistati ritiene sia opportuno tirare i remi in barca e aspettare, il 53 per cento pensa invece che questo sia il momento giusto per investire in innovazione e ricerca, e un altro 35 per cento sostiene l'importanza di puntare sulla forza e la qualità del marchio.

Più pessimistiche le valutazioni sulle conseguenze economiche nel breve termine: per il 62 per cento assisteremo a un ulteriore calo dei consumi, e per il 40 per cento si assisterà al blocco delle assunzioni. La responsabilità attribuita ai Governi è elevata, e il 41 per cento dei manager ritiene opportuno un maggior controllo del mercato da parte dello Stato.

In conclusione, la maggior parte degli intervistati (il 61 per cento) pensa che la soluzione principale per uscire dalla crisi sia quella di valorizzare il Made in Italy con investimenti di lungo termine che sostengano sviluppo, crescita e competitività.

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