Fitness globale

Fitness globale big
L’ultima edizione dell’IHRSA International Report

Più di 128mila club, un fatturato complessivo che sfiora i 71 miliardi di dollari, oltre 128 milioni di iscritti. Le stime presentate nell’edizione 2011 dell’IHRSA International Report tracciano i contorni di un mercato mondiale del fitness/wellness che – nonostante l’elevata frammentazione e la difficile congiuntura economica internazionale – è più ampio e solido di quanto si potrebbe pensare. Un tempo considerato come una moda passeggera sia dai media sia dagli investitori, oggi il settore ha conquistato una considerevole credibilità, ritagliandosi un ruolo tutt’altro che trascurabile nell’economia di molti paesi. Non solo: il fatto che governi e pubbliche istituzioni lo abbiano incluso nelle proprie politiche sanitarie ne ha reso possibile la piena e definitiva legittimazione. Durante lo scorso decennio il mercato del fitness/wellness ha mostrato una notevole dinamicità, crescendo a ritmi sostenuti. Basti pensare che – sempre a livello globale – il fatturato complessivo è aumentato del 70% tra il 2005 e il 2010, e che nello stesso periodo il numero di club è cresciuto del 30%. Al di là dei benefici economici diretti che un trend di questo tipo comporta a livello occupazionale, bisogna anche considerare i vantaggi ottenibili in termini di salute pubblica e di contenimento della spesa pubblica sanitaria. I rischi non mancano, nel senso che il settore risente inevitabilmente delle variazioni nel tempo libero e nel reddito a disposizione dei cittadini. Ma la notevole resilienza mostrata negli ultimi vent’anni ci permette di essere, tutto sommato, ottimisti.

I dati del mercato: Europa

Nel 2010 il settore è stato particolarmente forte in Europa, dove il fatturato complessivo ha raggiunto i 23 miliardi di euro e il numero degli iscritti ai club ha superato i 44 milioni (un incremento del 3% rispetto al 2009). Nel Regno Unito si è verificato un lieve decremento nel numero dei club (da 5.885 a 5.852) e degli iscritti (scesi a 7,3 milioni), ma come evidenziato nella ricerca annuale condotta dalla Leisure Database Company questa flessione non ha intaccato il valore complessivo del primo mercato europeo per fatturato, stimato in 4,4 miliardi di euro. In Germania il settore è stato trainato soprattutto dai club low cost (come McFit) e dalle catene che propongono l’allenamento a circuito (come Mrs. Sporty). Con 5.900 club e 7 milioni di clienti, il fatturato complessivo è stato di 3,4 miliardi di euro. A dispetto delle difficoltà economiche la Spagna – 8 milioni di iscritti e un fatturato di 4,2 miliardi di euro – rimane il secondo mercato europeo per incassi dopo la Gran Bretagna. Mentre l’Italia, quarta per il numero di clienti (5,2 milioni), si colloca al primo posto per il numero di club, che sono circa 7.500.

America

Negli Stati Uniti il fatturato del settore è aumentato del 4% rispetto al 2009, e ha raggiunto i 20,3 miliardi di dollari nel 2010. Anche se il numero dei club è rimasto stabile a poco meno di 30mila unità sono aumentati gli iscritti, che hanno superato i 50 milioni. Di questi, il 30% circa (14,6 milioni) rappresentano nuovi soci, mentre altri 7,6 milioni di persone hanno frequentato centri fitness senza essere iscritti. Buone notizie anche per il Canada, che grazie a 5,5 milioni di soci ha fatturato 2,2 miliardi di dollari, e per i paesi dell’America Latina. Il Brasile, in particolare, ha eguagliato il Canada in termini di valore di mercato e di numero di soci, e conta circa 18mila club.

Regione Asia-Pacifico

Un tempo considerata come un mercato poco sfruttato rispetto alle sue potenzialità, la regione Asia-Pacifico ospita oggi un ragguardevole numero di operatori di successo, da Central Sports e Konami (Giappone) a Shenzhen Catic Wellness (Cina) e Genesis Fitness Clubs (Australia). Nel 2010 il mercato giapponese del fitness ha generato un fatturato di 5,1 miliardi di dollari con 3.500 club – la crescita più interessante degli ultimi tre anni, caratterizzati da un notevole rallentamento. Oggi il principale obiettivo degli imprenditori del settore è di riuscire a coinvolgere maggiormente le fasce più giovani della popolazione, che risentendo maggiormente della crisi hanno in larga misura abbandonato i club nel corso del 2009. Non bisogna poi dimenticare che i gravi danni subiti dal paese a seguito del terremoto e dello tsunami del marzo 2011 hanno seriamente compromesso il quadro economico complessivo. Se la Cina rimane tra i paesi leader della regione (più di 3 milioni di soci e 2.400 club), anche l’Australia promette bene: 2,5 milioni di iscritti, 2.800 club e un fatturato di 2 miliardi di dollari – con Fitness Australia (l’associazione nazionale di settore) in continua crescita. In altri paesi i risultati sono stati invece discordanti. Negativi in Thailandia, provata da una grave crisi politica, discreti in Indonesia (dove le ripercussioni della recessione del 2008 sono state minime), appena sufficienti a Hong Kong dove, a dispetto di un incremento nel numero di club, le iscrizioni sono rimaste al palo.

A prova di crisi

Come abbiamo già sottolineato, nel corso degli ultimi vent’anni il settore ha dato prova di una buona resilienza in tre distinte occasioni. Prendiamo il caso degli Stati Uniti. La significativa riduzione nel numero di club che si verificò durante la crisi del 1990-92 – da 13.854 a 12.635 (-8%) – non si tradusse in una contrazione degli iscritti, che rimasero stabili sopra i 20 milioni. In altre parole, i centri fitness “sopravvissuti” alla selezione del mercato riuscirono a diventare più competitivi e a conquistare nuovi clienti. Ancor più incoraggiante fu la risposta alla recessione del 2001-03, quando il numero di club e iscritti addirittura aumentò. Secondo l’IHRSA, il merito di questo risultato è da attribuire alla capacità del settore di adottare strategie di crescita efficaci anche in tempi difficili: fu infatti in quel periodo che nacquero nuovi modelli di business quali il low cost e l’apertura 24 ore su 24. Durante l’ultima crisi – molto più grave delle precedenti – il settore ha ancora una volta dimostrato la propria vitalità. Tra il 2008 e il 2010 c’è stata sì una contrazione dello 0,4% nel numero di club, ma i clienti sono aumentati di un sorprendente 10,4%, passando da 45,5 a 50,2 milioni. Del resto, come dimostrato da una ricerca condotta dal magazine Money nel febbraio 2009, l’attività fisica è un aspetto per molti irrinunciabile anche in tempi di crisi: il 48% degli intervistati ha dichiarato che il fitness non rientra tra le prime cinque cose alle quali sarebbe disposto a rinunciare per risparmiare denaro.

per approfondiment visita la sezione ricerche sul sito dell'IHRSSA

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