Promozione dell’attività fisica: le ricadute sulla collettività

Ciclisti
Autore: 
Redazione
Martedì, Dicembre 18, 2018
Un recente convegno svoltosi presso l’Istituto superiore di sanità ha ribadito, dati alla mano, il valore, economico e sociale, di una seria politica che diffonda e sostenga la cultura dell'active living, a partire dalla scuola e dal posto di lavoro

Il convegno “Movimento, sport e salute”, svoltosi lo scorso 14 novembre presso l’Istituto superiore di sanità (Iss), è stato l'occasione per illustrare la strategia nazionale ideata per promuovere l’attività fisica tra la popolazione, nonché per presentare il volume Movimento, sport e salute: l’importanza delle politiche di promozione dell’attività fisica e le ricadute sulla collettività, frutto della collaborazione tra Iss, ministero della Salute e CONI.

I dati relativi allo stile di vita degli italiani hanno fatto da sfondo ai vari interventi, ricordando a tutti i presenti che in Italia appena il 50% degli adulti raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’Oms, che 1 bambino su 4 dedica all'attività motoria appena 1 ora alla settimana e che solo il 10% degli adolescenti si attiene alle raccomandazioni Oms, in relazione alle quali i maschi superano le femmine. Tra i deterrenti alla pratica motoria figurano l’avanzare dell’età, lo svantaggio socio-economico e la residenza in meridione.

Una maggiore diffusione dell'attività motoria, raggiunta tramite un'efficace promozione,  migliorerebbe la condizione psicofisica della popolazione e, al tempo stesso, ridurrebbe i costi sostenuti dal servizio sanitario nazionale per trattare le patologie in gran parte causate dell'inattività fisica (le principali quattro sono tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2 e coronaropatia), ammontanti a 1,6 miliardi euro all’anno. Secondo le stime, una popolazione fisicamente più attiva genererebbe un risparmio pari a circa 2 miliardi di euro all’anno. E partendo da questo presupposto, la tavola rotonda intitolata Movimento, sport e salute ha sottolineato l'importanza di educare il maggior numero possibile di persone alla cultura dell’active living, ovvero del vivere in modo attivo. Gli interventi susseguitisi nel corso del convegno hanno inoltre sottolineato una necessità primaria: una governance autorevole e impegnata a garantire la salute come diritto fondamentale, neutralizzare le disuguaglianze e sviluppare un linguaggio comune che incoraggi le integrazione e le collaborazione tra i diversi stakeholder.

 

Fitness outdoor

 

Dal congresso è inoltre emerso che l’attuale fisionomia delle aree urbane è un altro fattore determinante nel mettere a rischio la salute pubblica: metà della popolazione mondiale vive in contesti urbani che hanno profondamente modificato lo stile di vita, creando un terreno fertile per iniquità e tensioni. Un riassetto delle città, in grado di renderle sostenibili attraverso aree verdi sicure, un buon servizio di trasporto e di connessioni sociali, favorirebbe la diffusione di uno stile di vita più sano, nel quale attività fisica e corretta alimentazione costituirebbero due fondamentali fattori di prevenzione del sovrappeso e dell'obesità.

La scuola e il posto di lavoro sono altri due importanti settori nei quali intervenire per diffondere la cultura dell’active living. Poiché la prima può risultare molto efficace nell’avvicinare i ragazzi all’attività motoria, sarebbe opportuno che questa venisse svolta durante le ore scolastiche, sin dalla scuola primaria. Il posto di lavoro può invece essere il luogo ideale per rieducare gli adulti a un migliore stile di vita.

Il Programma Luoghi di lavoro che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia è stato preso come esempio nel corso del convegno in quanto ricalca il modello Healthy workplaces: a model for action, configurato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Questo progetto prevede la riorganizzazione dei luoghi di lavoro per trasformarli in ambienti che favoriscano uno stile di vita più salutare, in grado di influenzare positivamente le persone che ruotano intorno ai lavoratori, innescando in questo modo un circolo virtuoso benefico per la collettività.

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