In occasione della recente prese

David Stalker, amministratore delegato della Fitness Industry Associaition (FIA), l’associazione che rappresenta gli operatori del fitness nel Regno Unito, è convinto che il settore debba addurre motivazioni persuasive per convincere il sistema sanitario britannico dell’importanza dei suoi servizi. Fino ad oggi, la cooperazione tra professionisti del comparto medico e operatori del fitness è stata molto limitata e proprio a causa di questo scollamento tra due mondi l’esercizio fisico non è ancora riconosciuto dal sistema sanitario nazionale come requisito fondamentale della salute.
Per contribuire a risolvere questo problema, nell’ultimo quinquennio la FIA ha sostenuto diverse iniziative per favorire il dialogo tra queste due realtà che hanno le carte in regola per diventare altamente sinergiche, ritenendo che sia indispensabile continuare a produrre prove scientifiche circa i benefici dell’attività fisica.
Coerentemente con questa convinzione, assolutamente condivisibile, ha realizzato il suo Istituto di Ricerca presso l’Università di Greenwich, a Londra. Il primo studio pilota dell’istituto, realizzato in collaborazione con la catena di club Impulse Leisure, ha preso in esame 100 persone a cui sono stati assegnati tre tipi diversi di attività fisica.
Il primo gruppo ha svolto attività fisica spontanea e monitorata tramite un apposito dispositivo portatile che misura il lavoro svolta quotidianamente; il secondo si è allenato liberamente utilizzando a proprio piacimento gli attrezzi e le attività messe a disposizione dai club; il terzo ha svolto un programma d’allenamento strutturato che prevedeva tre sessioni alla settimana.
Indipendentemente dal tipo di esercizio svolto e dai risultati conseguiti, tutto il campione osservato ha fatto registrare miglioramenti su tutta la linea: diminuzione ponderale, della massa grassa, della pressione sanguigna, miglioramento dell’indice di massa corporea, delle capacità cardio-respiratorie, della forza e della flessibilità.
