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A seguito dell’ennesima campagna pubblicitaria, attuata da un operatore commerciale, che utilizza in modo equivoco la parola “terme”, affiancandola a servizi di natura del tutto estranei alle cure e alle prestazioni termali definite dalla Legge 323/2000, Federterme, l’organizzazione aderente a Confindustria che rappresentata le terme italiane, si rivolge nuovamente alle Autorità invitandole a vigilare sull’uso improprio del termine “terme”, tutelato dalla sopracitata legge di settore, raccomandando a tutti gli utenti di verificare attentamente che le prestazioni e i servizi termali vengano erogati da soggetti qualificati in possesso dei requisiti di legge.
Federterme ha inoltre espresso la sua preoccupazione nei confronti del diffuso utilizzo di messaggi pubblicitari che promuovono l’attività di strutture che in realtà erogano prestazioni di estetica, parchi acquatici non termali e centri benessere generalisti, facendo un uso improprio della parola “terme”, indebitamente accostata ad altri termini o alla ragione sociale. In questo modo, molte imprese tentano di eludere le norme che regolano l’esercizio e i requisiti di qualità del servizio termale nazionale, creando confusione negli utenti. Per tutelare gli utenti del sistema termale italiano, noto in tutto il mondo per la sua tradizione, la qualità delle acque e la garanzia del servizio, Federterme ricorda loro che la parola “terme” può essere utilizzata esclusivamente da quei centri in possesso delle autorizzazioni, ministeriali e regionali, di cui alla Legge 323 del 2000, verificabili presso ogni centro termale autorizzato.
