Il futuro di Assosport

Il futuro di Assosport big

di Redazione

Luca Businaro, amministratore delegato di Novation S.p.A., è il nuovo presidente di Assosport. Businaro, già tesoriere dell’associazione, succede a Giancarlo Zanatta, che negli ultimi otto anni ha saputo rilanciare il ruolo di Assosport con risultati eccellenti. Giulio Colombo (Manifattura Mario Colombo SpA - Colmar), Gianni Lorenzato (Lotto Sport Italia SpA) e Gianluca Pavanello (Macron SpA) sono i neo-eletti vicepresidenti.  

Il presidente uscente ha sottolineato l’impegno profuso in questi anni, ricordando che se sono stati raggiunti importanti traguardi è perché «abbiamo investito nell’associazione e messo in piedi una vera e propria squadra. Oggi Assosport è diventato un punto di riferimento per le aziende. Sono convinto che bisogna continuare in questa direzione.» Ora il compito di sviluppare i progetti è nelle mani del nuovo Consiglio, che nell’assemblea tenutasi a Treviso lo scorso giugno si è presentato alla platea dell’industria sportiva con ambiziosi programmi. Sport Industry Magazine ha rivolto alcune domande al neopresidente per approfondire i progetti e gli obiettivi dell’associazione nel prossimo futuro.

Presidente Businaro, quale programma intende attuare per valorizzare l’eredità del suo predecessore e sviluppare ulteriormente l’associazione?

Il mio programma è portare avanti ciò che è stato fatto da Giancarlo Zanatta, che ha rinforzato la base e ha creato un’associazione passata da pochi associati a più di 140 aziende che rappresentano oggi l’industria italiana nel settore dello sport a tutti i livelli. Ora dobbiamo passare a una fase molto più operativa, cercando di trasformare questo associazionismo in qualcosa di molto più concreto nei confronti del mercato. Facendoci riconoscere in modo efficace dal consumatore finale attraverso iniziative mirate a promuovere le caratteristiche dei prodotti offerti dalle aziende associate, e comunicandone valori e benefici rispetto alla concorrenza. Oltre a questo, il mio programma prevede anche la creazione di lobby nei confronti dei ministeri, della scuola e delle federazioni mirate a creare un trait d’union tra mondo industriale, federazioni, mondo del consumatore e dello sport in generale.

Quali sono, a Suo giudizio, i più importanti risultati ottenuti da Assosport nell’ultimo decennio?

I risultati ottenuti sono eccezionali. Assosport è riuscita a recuperare la precedente situazione deficitaria raggiungendo il punto di pareggio. Le perdite di dieci anni fa sono state notevolmente limitate, così come è aumentato in misura considerevole il numero delle aziende partner che oggi rappresentano in modo eterogeneo tutti gli sport praticati in Italia, nonché grandi e piccoli marchi italiani e aziende di distribuzione. Si tratta quindi di un’associazione che può vantare con orgoglio di rappresentare il settore dello sport non solo in Italia, ma anche all’estero.

Qual è l’attuale stato di salute dell’industria sportiva italiana?

Stiamo uscendo da un periodo molto delicato: la crisi mondiale ha impattato anche in Italia, colpendo sia le aziende dello sport che lo sport in generale, inteso come consumo. Ci sono state contrazioni, la pratica sportiva si è ridimensionata, alcune aziende hanno chiuso e altre hanno ridotto notevolmente il personale. Tuttavia abbiamo un’industria che è ancora solida, brand italiani fortissimi che devono essere rivalutati all’estero. E possiamo contare su un’associazione che ha  l’obiettivo di creare una forza ancora più significativa nei confronti della concorrenza mondiale. Ritengo pertanto che la competitività nazionale dell’industria italiana dello sport sia ugualmente forte se non addirittura, in molti casi, rafforzata. Mi riferisco a tutte le aziende italiane che, da sempre, fanno prodotti di qualità e tecnologici. La crisi ha portato a una contrazione dei consumi soprattutto nei prodotti di bassa gamma. Ma chi ha innovato è riuscito a mantenere un’ottima posizione di mercato e, magari, a erodere qualche quota ai propri concorrenti.

Con il progetto In Movimento, Assosport si propone di promuovere la pratica sportiva a livello nazionale per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Quali saranno le prime tappe di questa iniziativa?

Il progetto In Movimento è un importantissimo progetto ad ampio respiro che ho avuto modo di toccare con mano per la prima volta due anni fa, quando sono entrato nel consiglio di Assosport. È un’iniziativa che non riguarda esclusivamente l’associazione, ma tutta l’industria dello sport in generale. Ecco perché, da subito, abbiamo ottenuto un riconoscimento istituzionale siglando un protocollo di intesa con il ministro Sacconi. Abbiamo poi attivato diversi contatti con i ministeri della Salute e dell’Istruzione perché, per indurre gli italiani a fare più sport, abbiamo bisogno di fare squadra. Una squadra allargata che deve includere non sono solo le aziende, ma anche le istituzioni con le quali collaborare a 360 gradi. Attualmente il progetto ha superato la fase teorica di preparazione. Ora partiremo con la fase operativa, cercando di stilare un programma vero e proprio da realizzare nei prossimi anni. Ritengo che questo programma sia ambizioso ma realistico dal punto di vista della fattibilità perché è provato, non solo in Italia ma anche all’estero, che incentivare la pratica sportiva porta, nel medio termine, a una netta riduzione dei costi sanitari.

Nel 2009 avete lanciato l’ambizioso progetto FEDAS PCK (Product Classification Key) con l’obiettivo di mappare il mercato dello sport italiano.

Il progetto FEDAS è un’altra iniziativa molto importante che fa parte anche del mio programma.

Oltre alla mappatura del mercato italiano, questo sistema ci permetterà finalmente di dare un servizio alle aziende fornendo non solo dati relativi al sell in (che tutte le aziende già conoscono), ma soprattutto al sell out del prodotto. Attualmente non ci sono infatti dati di mercato disponibili, come non ci sono recenti studi istituzionali che ci diano informazioni dettagliate sul mercato dello sport e sulle sue dimensioni, ma soprattutto sul sell out di prodotto suddiviso per categoria.

Questo progetto ci darà la possibilità, attraverso la codifica condivisa e unica aggiunta alle attuali codifiche attribuite dai nostri associati ai propri prodotti, di ottenere un’informazione anonima e riservata di quello che il dettaglio vende al consumatore finale. Non andremo quindi a parlare di prezzi o di margini, né a classificare le quote di mercato dei singoli prodotti tra concorrenti: l’obiettivo del progetto è di identificare esclusivamente i volumi del mercato e il sell out per categorie omogenee di prodotto, al fine di permettere una maggiore proattività delle aziende che potranno così continuare a innovare.

Quali altri progetti specifici avete in cantiere per tutelare i vostri associati e promuovere la crescita del settore?

Abbiamo una serie di progetti specifici che sono in fase di sviluppo. Nel consiglio di Assosport che si è tenuto a fine luglio sono stati divisi i ruoli e creati dei gruppi di lavoro specifici per portare avanti in modo molto pragmatico e veloce diverse nuove iniziative su pratica sportiva, internazionalizzazione ed eventi ad hoc di avvicinamento delle aziende al consumatore con il coinvolgimento del retailer e delle federazioni.

Stiamo realizzando un progetto molto importante di unione tra federazioni sportive, distributori, enti fiera e aziende associate per creare qualcosa di unico in Italia: non una fiera dello sport, ma un evento di più ampio respiro che porti le aziende a contatto con il consumatore per spiegare il prodotto e i servizi offerti dagli associati.

C’è poi un altro progetto molto importante che riguarda le piattaforme europee per le prossime call relative a sovvenzioni e aiuti alle aziende. Stiamo cercando di creare la nostra lobby per dare i suggerimenti migliori affinché vengano predisposte delle ipotesi di agevolazioni che coinvolgano anche le aziende italiane che hanno sempre innovato e investito anche in tempi di crisi. Vogliamo fare in modo che queste aziende abbiano accesso a quei fondi che oggi sono già attribuiti ai nostri paesi limitrofi, e quindi ai nostri concorrenti esteri.

Un ulteriore aspetto che intendiamo sviluppare in maniera ancora più concreta è quello della collaborazione con l’ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero) e con il progetto di internazionalizzazione. Negli ultimi anni abbiamo organizzato numerosi workshop con visite guidate a fiere ed eventi all’estero. Entro l’anno organizzeremo un evento di in-coming dedicato agli operatori esteri: non saremo noi a portare le aziende italiane all’estero, ma saranno le aziende estere, i distributori e i retailer a venire in Italia in un’unica location per incontrare le aziende italiane che avranno modo di presentare una vetrina dei propri prodotti, esclusivamente a favore dell’associazione. Sono infine in cantiere numerosi altri progetti legati al made in, all’anti-dumping sui dazi e alla tutela della proprietà intellettuale.

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