In occasione della recente prese

Il Cryptosporidium è una delle principali cause di epidemie di diarrea legate all’utilizzo delle piscine, ma si sa poco sulla frequenza della contaminazione. Per conoscere meglio questo fenomeno, un gruppo di ricercatori britannici ha condotto lo studio intitolato “Presenza di oocisti di Cryptosporidium nelle piscine per il tempo libero nel Regno Unito e modellazione degli eventi di contaminazione delle oocisti”, finanziato dal Pool Water Treatment Advisory Group. L’obiettivo principale dell’indagine è stato analizzare e misurare la presenza e la concentrazione, attraverso campionamenti e misurazioni, di oocisti di Cryptosporidium nelle piscine a uso ricreativo e, al tempo stesso, confrontare i rilevamenti con i parametri operativi per fornire orientamenti basati su dati probanti e migliorare la capacità di campionamento e interpretazione per le indagini sulla salute pubblica. Sono stati campionati fino a 1.000 litri di acqua di piscina durante varie sessioni di nuoto, una volta alla settimana, per 10 settimane, dall’8 agosto 2017. Il tutto, in sei piscine che si sono offerte volontarie come campione di analisi. Le oocisti, evidenzia l’indagine, sono state rilevate al microscopio in 12 campioni d’acqua di piscina su 59 (20%) e almeno una volta in ciascun impianto. 8 rilevamenti su 12 (66%) sono avvenuti ad agosto, quando il numero di bagnanti era più elevato e in 3 piscine su 6 è stato campionato settimanalmente un controlavaggio del filtro, da 1 litro, e sono state rilevate oocisti in 2 campioni su 29 (7%), a seguito delle misurazioni effettuate sui campioni d’acqua.
Dallo studio è dunque emerso che le probabilità che un bagnante contaminasse la piscina variava da 1 su 1.000 a oltre 1 su 10.000. L’analisi, svolta con il metodo Monte Carlo (un’ampia classe di metodi computazionali basati sul campionamento casuale per ottenere risultati numerici), ha inoltre mostrato che quando un numero elevato di bagnanti causava una contaminazione per oltre il 70% dei giorni, più eventi al giorno erano più probabili dei singoli eventi. Queste piscine per il tempo libero, generalmente ben gestite, hanno dimostrato che il rischio di Cryptosporidium è correlato all’elevato numero di bagnanti. I ricercatori hanno quindi concluso che le campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’igiene dei bagnanti, e sul rispetto delle linee guida relative agli incidenti fecali per gli operatori, dovrebbero essere attuate in anticipo rispetto all’alta stagione.
