L'Assemblea Capitolina di <

Il tema della lotta alle malattie non trasmissibili, i cui principali fattori di rischio comprendono anche e soprattutto sovrappeso e obesità, continua, purtroppo, a essere di grande attualità. Nel corso del meeting delle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo delle malattie croniche – svoltosi lo scorso settembre a New York – sono stati presentati documenti il cui obiettivo è suggerire ai governi approcci di prevenzione e interventi sulla popolazione che consentano di affrontare uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale. Si tratta di una vera e propria emergenza il cui impatto sui sistemi sanitari nazionali è devastante.
L’Obesity day 2011, svoltosi lo scorso 10 ottobre, ha offerto un’ulteriore occasione per analizzare, anche in Italia, diversi approcci al problema e proporre riferimenti, materiali utili e riflessioni. È emerso che l’indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) continua a essere utilizzato come principale indicatoredello stato ponderale delle persone. Come noto, si ottiene dividendo il peso in chilogrammi per la statura in metri elevata al quadrato. Valori compresi tra 25 e 29,9 indicano sovrappeso, superiori a 30 obesità.
Dal 2007, l’indagine OKkio alla Salute raccoglie i dati relativi a stato ponderale, abitudini alimentari ed esercizio fisico dei bambini delle terze primarie, ovvero di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, mentre Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children) studia i comportamenti dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni. I dati relativi al 2010 emersi da questi osservatori sono decisamente preoccupanti, in special modo per i bambini che al momento della rilevazione frequentavano la terza elementare. Il 23 per cento risultava in sovrappeso e l’11,2 per cento addirittura obeso, con percentuali più alte nelle Regioni del Centro e del Sud d’Italia.
