Il mercato dei fitness club low cost in Italia

Pubblicità McFIT
Autore: 
Redazione
Martedì, Marzo 29, 2016
Il fenomeno dei centri fitness a basso costo è da diversi anni una realtà anche nel nostro Paese e potrebbe svilupparsi ulteriormente negli anni a venire

A circa vent’anni anni dalla sua nascita, il mercato composto dai fitness club definiti low cost (chiamati anche “budget” o “basic”) ha ormai dimostrato di essere tutt’altro che un fenomeno passeggero. Grazie a un’identità ben precisa che ne ha reso possibile un vantaggioso posizionamento sul mercato – ci riferiamo a club di medie dimensioni che includono nel prezzo dell’abbonamento (intorno ai 20 euro mensili) solo il servizio base – dal 2002 in avanti il fitness low cost si è rapidamente diffuso in tutto il mondo. E dopo la crisi del 2008 ha spesso rappresentato un’opportunità di rilancio per il settore. È successo in Spagna, dove i budget club hanno risollevato il comparto tra il 2014 e il 2015 (a evidenziarlo è una ricerca condotta da DBK Consultancy). Ed è successo anche nel più importante mercato europeo del fitness, il Regno Unito: secondo la società di ricerca Cardyltics, la popolarità conquistata da catene come Pure Gym e DW Sports ha fatto crescere del 66%, su base annuale (2014-15), la spesa media mensile dei frequentatori di questi club, con benefici anche per le catene più tradizionali.

In Italia il fenomeno del low cost ha certamente contribuito a cambiare le regole del gioco sul mercato, provocandone una parziale destabilizzazione, ma ampliandone al contempo il bacino di riferimento e, quindi, le potenzialità di crescita. Il modello di basic club che si sta affermando nel nostro Paese è più vicino a quello europeo (tedesco, inglese e olandese in particolare) che a quello statunitense poiché a prevalere non sono i franchising, bensì i club singoli e le catene facenti capo a un unico proprietario. Al momento la concentrazione di marchio resta elevata (con Hellofit e McFIT a quota 23 club e Fit Express a quota 12, ma pronti ad aprirne molti altri) e la dislocazione geografica privilegia, anche per le peculiarità dell’esperienza italiana, il Centro-Nord e ancor più il Nord-Est. Il numero complessivo di club supera abbondantemente il centinaio, con numerose imminenti aperture che rafforzeranno un trend già in crescita.

Oltre ai brand già citati, possiamo ricordare anche WebFit, che identifica 7 club di proprietà tra il Veneto e il Friuli (incluso l’ultimo, aperto a Vicenza a gennaio 2016) e si pone l’ambizioso obiettivo di “aprire un club in ogni città italiana”; Fit-Star, catena tedesca con tre centri fra Milano e Prato che si distingue per l’apertura continuata 24 ore su 24; My Fit, un network con ambizioni di franchising che per ora comprende un club a Parma e uno a Piacenza, entrambi aperti 24 ore no-stop; Smartfit, un “quasi low cost” (l’abbonamento mensile medio è intorno ai 30 euro) situato a Lecco che insiste molto sul concetto di pay-per-use (ogni cliente paga solo ciò di cui fruisce realmente) e punta ad aprire altre sedi in franchising.

 

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