Andrea Abodi
Peloton si appresta a tagliare 800 posti di lavoro, aumentare i prezzi dei suoi attrezzi e chiudere alcuni suoi punti vendita per far fronte alle difficoltà finanziarie che sta affrontando: il valore delle sue azioni è precipitato da 162 dollari – record raggiunto nel dicembre 2020 – agli attuali 13 dollari. Il colosso statunitense dell’home fitness ha fatto di tutto per capitalizzare il successo ottenuto durante la pandemia, sfruttando la chiusura forzata dei fitness club che ha spinto tante persone ad allenarsi a casa, ma con la fine dei lockdown i club si sono di nuovo riempiti, a discapito degli allenamenti svolti tra le mura domestiche.
Il nuovo CEO di Peloton, Barry McCarthy, insediatosi lo scorso febbraio, sta attuando una strategia aggressiva il cui fine primario è tagliare i costi e incrementare gli introiti. Ha recentemente annunciato che Peloton smetterà di produrre attrezzi e rafforzerà la propria partnership con il produttore tailandese Rexon. Una decisione presa poco più di un anno dopo aver rilevato Precor per 420 milioni di dollari, alla quale farà seguito l’aumento dei prezzi degli attrezzi, dovuto anche all’aumento globale dei costi del gas e dell’energia. Il prezzo della Peloton Bike+ passerà da 500 a 2.495 dollari, quello del Peloton Tread da 800 a 3.495. E sostanzialmente gli stessi aumenti saranno applicati in Europa.
Nel terzo trimestre del 2022, Peloton ha registrato un fatturato pari a 678,7 milioni di dollari, inferiore del 28% rispetto al fatturato registrato nel terzo semestre del 2021. Il noto brand statunitense, i cui introiti sono in declino da un anno e mezzo (6 trimestri consecutivi), confida che la ristrutturazione aziendale in corso consentirà di raggiungere il punto di pareggio nella seconda metà dell’anno fiscale 2023.