quando il gioco si fa duro…
La crisi di cui tanto si parla, anche troppo, è reale, ma, come ammonisce Roberto Tiby in Oltre la siepe di questo numero – che vi suggerisco di leggere tutto d’un fiato – viene quotidianamente strumentalizzata. Basta leggere i giornali e guardare la televisione per rischiare di essere travolti da un pessimismo che reputo molto pericoloso in quanto rende la situazione molto peggiore di quanto non sia in realtà.
Entrando nello specifico del nostro settore, le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti, ma gli indicatori di segno positivo non mancano. Leggendo la sintesi del consueto rapporto internazionale dell’IHRSA che analizza diversi mercati, scoprirete che il quadro che emerge è complessivamente positivo anche per l’Europa che, nel 2010, ha registrato una crescita del giro d’affari pari al 3 per cento. Sono dati un po’datati – concedetemi il bisticcio di parole – il cui valore, tuttavia, non va sottovalutato in quanto fotografano un trend positivo in un periodo a dir poco critico per l’economia mondiale.
E ci sono buone notizie anche per il mercato del fitness italiano. Stando ai dati recentemente comparsi su Repubblica, lo scorso anno il giro d’affari avrebbe tagliato il traguardo dei 3 miliardi di euro, con una crescita di 800 milioni rispetto al 2010. Virgin Active Italia ha reso noto di aver chiuso il 2011 con un fatturato di 90 milioni di euro, registrando una crescita del 14 per cento rispetto all’anno precedente, un risultato straordinario che consente di fissare ambiziosi obiettivi per il 2012 e per gli anni a venire.
Che il mercato sia vivo lo dimostrano anche le costanti innovazioni proposte dalle aziende che interpretano, e talvolta creano, le tendenze in atto in ambito internazionale. Leggendo la rassegna dedicata agli attrezzi per l’allenamento – come di consueto proposto nel secondo numero dell’anno – vi accorgerete che le tante novità proposte offrono a qualsiasi tipologia di club la possibilità di rinnovare la propria offerta e attrarre nuovi target di utenza.
In un momento delicato come quello attuale è più che sensato cercare di contenere i costi, ma una cosa è tagliare il “superfluo” e ottimizzare l’impiego delle risorse di cui si dispone, altra cosa è smettere di investire e restare immobili in balia degli eventi. Mai come ora bisogna mettere in pratica ciò che Il Nuovo Club “predica” da tanti anni: gestire il club per ciò che è, ossia un’azienda a tutti gli effetti. Innanzitutto tramite un attento controllo di gestione e un business plan all’altezza della situazione. Ma anche allargando la propria visuale per intercettare nuovi mercati, differenziando e migliorando la propria offerta, aggiornando le proprie strategie.