Come annunciato dal Capo Dipartimento per lo Sport Flavio Siniscalchi lo

L’obesità è una patologia sempre più diffusa fra gli italiani, sebbene nel nostro Paese non venga ancora considerata una malattia vera e propria e, dunque, spesso sottovalutata. Si tratta dello stadio successivo, cronico e recidivante, caratterizzato dal prolungato stato di sovrappeso, causato prevalentemente da una scorretta e ipercalorica alimentazione combinata a una insufficiente attività motoria. Tra le cause, figurano anche fattori genetici, biologici e ambientali. L’obesità, com’è noto, costituisce un forte fattore di rischio per l’insorgenza di malattie cronico-degenerative, soprattutto se il sovrappeso si manifesta già dall’infanzia.
Secondo il primo Italian Obesity Barometer Report, coordinato da Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna all’Università di Roma Tor Vergata, i dati sono piuttosto allarmanti: ben 24 milioni e 700mila italiani sono in sovrappeso, dei quali il 46% adulti e il 24,2% bambini e adolescenti (dunque 1 individuo su 4). Una patologia cronica distribuita in modo piuttosto omogeneo tra i generi (il tasso di obesità negli uomini è pari al 11,8%; tra le donne raggiunge il 9,4%) mentre la distribuzione è piuttosto eterogenea a livello territoriale. L’analisi ha mostrato una maggiore incidenza nel Meridione e in Sicilia. E il divario tra Nord e Sud interessa anche la sedentarietà.
La Sicilia, in particolare, è la regione in cui si registra il tasso più alto di obesità e diabete, soprattutto tra i bambini. Ad essere interessati sono specialmente i giovani con una scarsa scolarizzazione o con genitori senza titolo di studio. Il contesto familiare, tanto quanto il livello di istruzione, sembrerebbero dunque influenzare le abitudini alimentari e il tasso di sedentarietà dei giovanissimi: la percentuale di obesi con genitori con elevato titolo di studio sono il 18,5%, contro il 29,5% con genitori con un livello di scolarizzazione inferiore. “Possiamo ormai considerare l’obesità un’emergenza sanitaria, con serie conseguenze per gli individui e la società in termini di riduzione sia dell’aspettativa sia della qualità della vita, e notevoli ricadute economiche, anche considerando le notevoli malattie associate all’obesità (diabete di tipo 2, ipertensione, dislipidemie, malattie cardiache e osteoarticolari, eccetera)” ha commentato Renato Lauro, Presidente IBDO Foundation.
